E a tutto ciò diede l'ultimo crollo in quella gloriosa e sventurata campagna, il tradimento del governo e dei dottrinari!
Nella circostanza che abbiam descritto (Velletri 1849) successe dunque che il corpo principale dell'esercito Romano, fermo a Zaccarolo in aspettativa delle razioni da Roma, perdette un tempo prezioso e ciò fu il motivo d'aver potuto il re di Napoli far la sua ritirata non disturbato. La vanguardia all'incontro, coi suoi pochi cavalieri montevideani, avea trovato nelle tenute cardinalesche, bestiame ad esuberanza con cui fece lauto pasto. E dalle informazioni prese dai viandanti, e gente del paese, il vecchio ed esperto Marrocchetti, conoscendo che l'esercito borbonico preparavasi a ritirarsi, sollecitò come abbiam veduto, e raccolse ciò nonostante sui campi di Velletri(125) un bel frutto della campagna. L'esercito repubblicano giunse tardi alla vista di Velletri, la ritirata era già cominciata, al che l'esercito borbonico attese più marcatamente dopo la sua sconfitta coll'invio sulla via Appia che conduce a Terracina, di tutte le grosse artiglierie e bagagli. La cavalleria nemica, scaglionata a destra e sinistra della strada per proteggere la ritirata, e i suggerimenti di quanto s'era saputo ed osservato non valse a persuadere il generale in capo delle intenzioni del nemico. Dimodochè alla mattina seguente l'alba rischiarava l'esercito borbonico, lontano, lontano sulla via Appia, marciando precipitosamente verso Terracina.
CAPITOLO XLII.
ANCORA VELLETRI.
La pluralità dei governanti nei
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