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      Egli si guardò attorno geloso che alcuno contemplasse la sua preda. Poi, vedendo di non essere osservato, si fregò le mani, e rincantucciossi mormorando tra sè: "Ora, per Dio, non mi fuggiranno!" Egli alla sua scelleraggine del pensiero, aveva associato il sacrilegio!
      Il lettore avrà indovinato senza dubbio, che si tratta di Cantoni, di Ida e dello scellerato tentatore Gaudenzio. Questi, appena scomparso dall'orizzonte il gran luminare, e colle prime tenebre lasciò il cantuccio, e presentandosi all'ufficiale di guardia al portone, si fece conoscere, e chiese di poter uscire, per amministrare gli ultimi sacramenti a qualche moribondo.
      Egli avea notato il sito in cui giacevano le sue vittime, ed era suo interesse particolare d'assicurarsi se Ida non fosse ben morta, e se v'era speranza di salvarla. Per l'altro, il suo pugnale avrebbe terminato un avanzo di vita se pur ne restava.
      Tali erano i santi sensi, che guidavano quella perla di servo di Dio! Ma egli aveva fatto il conto senza l'oste.
      Il palazzo Corsini, ridotto a fortezza dagli agressori Buonaparteschi, era pieno zeppo di soldati, e non v'era una finestra, uno spiraglio ove non vi fosse una sentinella. Gaudenzio avea bensì chiesto permesso all'ufficiale di guardia al portone, ma questi aveva altro per la testa, di far avvisare la sentinella superiore della sortita del Gesuita. Dimodochè una sentinella che si trovava al disopra del portone, vedendo muoversi nel carname sotto di lui, e credendo fosse qualche ferito cercante d'evadersi, lo aggiustò ben bene nella schiena, e mandò gambe in aria quel traditore.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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