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      Ora, mentre si combatteva per la causa di tutti in Piemonte, a Venezia ed a Roma, Italia fece forse il suo dovere? quante furono le città che s'incendiarono come Mosca, per non restar preda al nemico? quante quelle, che come Ipsara, e Missolungi si fecero saltar in aria, per non veder le loro donne, ed i loro bimbi prostituiti? quante le donne, che, come in Spagna si prostituivano, per aver agio di pugnalare il loro drudo straniero?
      Sì! io ho veduto! e cosa? - mi fa ribrezzo il narrarlo: moltitudini plaudenti all'eccidio dei pochi prodi che morivan per esse. Eserciti italiani, che impassibili spettatori assistevano al duello a morte, impegnato tra due eserciti stranieri da una parte, e pochi valorosi Italiani dall'altra, su terra italiana! - Governi! Ah! qui, mi converrebbe bagnar la penna nel fango, per scrivere tante turpitudini, umiliazioni e tradimenti!
      Dopo diciott'anni, non lungi dalle mura di Roma gl'Italiani combattevano una fazione sventurata ma gloriosa!
      In Roma essi avevan rinchiuso l'esercito dei chercuti, che spaventato avea fatto saltare i ponti che guidano alla città eterna.
      A Mentana quello stesso esercito intiero, era debellato dalla gioventù italiana, sotto condizioni per questa sfavorevolissima.
      Ma il mal genio del nostro povero paese, scellerato! brutto di sangue dei bambini di Parigi, secondato da un governo che mi vergogno di nominare, cambiò il trionfo italiano in isconfitta, e la cadente baracca pretina fu ripuntellata.
      L'alba del 4 novembre 1867, sulla funerea campagna di Nomenzio, rischiarava due cadaveri, feriti nel petto ed abbracciati.


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Cantoni il volontario
Romanzo storico
di Giuseppe Garibaldi
Politti editore Milano
1870 pagine 195

   





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