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      Nient'altro che la discrezione m'impedisce di scrivervi più a lungo; ho il cuore e la testa, la mente e l'anima piena di voi, perché tanto siete al di sopra di ogni altro uomo, tanto alti e inestinguibili sono i sentimenti che ispirate ad ogni spirito nobile.
      Non potrei esprimervi quali sentimenti s'impadronirono di me, quando sentii che verrete a Genova, a sapervi a poche ore da me, a sapere che tante e tante persone avranno il bene di festeggiarvi e che quella che desidera più ardentemente simile felicità non può nemmeno vedervi! Almeno non mi lasciate senza una parola consolatrice! Talvolta benedico di non poter leggere nell'avvenire, perché se vi leggessi che molti, molti mesi dovranno passare senza che io vi veda, non saprei come rassegnarmi a tale sorte!
      Datemi notizie dei vostri cari figli e ditemi anche se credete che ci sia possibilità che ci vediamo questa primavera. Io farei di tutto per vedervi, non fosse che per pochi giorni. Sto meglio del ginocchio, ma sono due mesi e ancora non posso camminare. Spero tutto dal caldo; abbiamo intanto gelo con vento fortissimo nel pieno giorno: è terribile per coloro che soffrono il freddo! I fogli tacciono su tutto quello che m'interessa e rimango ignara di quello che mi sta più a cuore di sapere!
      Addio, mio amatissimo bene. Non mi dimenticate; sopratutto non dimenticate quel vivissimo e profondissimo affetto che nemmeno con la vita potrà spegnersi per voi nel cuore di quella che è di tutto cuore vostra, vostra, vostraSperanza.
     
      Tanti saluti amichevoli, da parte mia, a tutta la vostra famiglia, ai vostri buoni amici.


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Lettere a Speranza von Schwartz
di Giuseppe Garibaldi
pagine 112

   





Genova