Quanto ho goduto leggendo che desiderate vedermi e quanto vi sono riconoscente di tenermi in sì grata memoria! Voi capirete dunque quanto mi rincresce di dirvi che la quarantena mi ha fatto un brutto scherzo quest'anno, privandomi forse del gran bene di vedervi. Ebbi insieme colla vostra una lettera da Livorno, in data di ieri: mi scrivono che venendo dal continente si pratica ad Alghero una quarantena di sette giorni e che non sarebbe prudente stare sette giorni ad Alghero in questa stagione in cui le febbri infieriscono. Per dir la verità non so quanto tale paura sia fondata. Aggiungono che non si sa quando sarà tolta la quarantena!
Per me sarebbe un affare doppiamente serio, anzitutto perché sono convalescente d'una malattia della quale ebbi una ricaduta per aver preso troppo presto i bagni di mare e secondariamente perché una quarantena o piuttosto una navigazione mi costringerebbe a fare una seconda quarantena a Civitavecchia, cosa che feci nel 1854 e che non dimenticherò mai. Oltre a ciò, queste due quarantene ritarderebbero assai il mio arrivo a Roma, dove mi aspettano per affittare il mio appartamento.
Ma ogni ostacolo svanisce quando mi dite: Devo vedervi, venite; Voi capite, carissimo amico, che di fronte a tale vostra chiamata non c'è un no. Le mot impossible n'existe pas.
In ogni caso io aspetto la vostra risposta (che spero ricevere coll'istesso vapore che vi porta la presente) a Livorno, fermo in posta. Io scriverò intanto a Nizza per sapere se c'è qualche probabilità di avere la cara ragazza senz'altra compagna, nel caso in cui io avessi il bene di poter venire a Caprera.
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