Speranza amatissima,
vi attendo dunque qui fra quindici giorni. La domestica che vi domandava è per voi. Se non la condurrete, sarete servita con affetto, ma male. Conducete dunque Angelina e la bella levriera. Tutto ciò che vi appartiene mi sarà caro.
Mille ringraziamenti per tutto ciò che avete fatto riguardo a Castellazzi e anche per il tanto affettuoso ricordo che conservate di colui che si dice per la vitaVostro
G. Garibaldi.
Roma, 3-4 giugno 1868.
Preziosissimo Amico,
la vista dei cari vostri caratteri mi riempi di gioia. Grazie al Cielo state meglio, ma avete sofferto molto: me lo dissero le gentili ancora un poco tremanti parole.
Io speravo di potervi dire oggi il giorno della mia partenza che avrebbe dovuto essere il 14 da Livorno, ma un'avversa fortuna è sempre il despota della mia vita; basta che desideri qualche cosa per vedere le mie più care speranze tronche.
Il giorno dopo che vi scrissi s'ammalò gravemente un degno vecchio di 78 anni il quale dalla mia infanzia mi ha portato un affetto tutto paterno. Io stessa, ancora fresca di una grave malattia e deboluccia, gli ho prestato delle cure assidue, superiori alle mie forze (è un odiapreti di prima sfera) ed eccomi di bel nuovo con una forte infiammazione e dolori tali da non poter intraprendere nessun viaggio nello stato attuale. Sono disperatissima perché temo sempre di essere priva d'un bene che anelo appassionatamente da mesi. Spero però che il ritardo non sarà che di pochi giorni e che alcuni giorni più tardi non vi riuscirò inopportuna.
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