Non temete l'influenza pretina. Io vi conosco e non ardirei proporvi una casa dove ci fosse qualche contrasto con le vostre sane idee.
Troppo vi ho tediato per aggiungere molto di me. I giorni tutti di pace e di felicità trascorsi nella vostra bella isola solitaria mi sembrano un sogno tanto si è rimbrunito il mio orizzonte dacché sono sul continente. Ebbi ieri fra altre cattive notizie quella della morte subitanea del mio bravo Pasquale, mio cocchiere e factotum da dieci anni.
Aspetto la vostra desideratissima risposta riguardo ad Anita; mi rincrescerebbe assai se non gradiste la mia offerta, giacché ho la convinzione che in questa pensione Anita avrebbe tutto da guadagnare. Io sono poco adatta a rimproverare sempre, mentre con tanta testardaggine e dispetto come Anita ha con me, ci vuole un poco d'autorità. Perdonatemi la mia franchezza e vogliate, amico mio ottimo e caro, essere ben persuaso che i sentimenti più leali e desiderosi del bene dell'Anita mi fanno parlare così. Non cambia del rimanente niente all'incarico preso e al mio affetto per Anita che considero sempre come figlia mia e l'incarico della cui educazione non vorrei cedere per niente.
Spero che mi avrete capita, ottimo amico. Enrico Malatesta mi manderà la vostra risposta. Vi stringo e vi bacio la cara mano dicendomi come sempre per la vita tuttissima vostraSperanza.
Se gradite la mia proposta, rivedrò sempre Anita nel principio di settembre, quando vengo con mia sorella a trovare la figlia sua a Winterthur.
Lago di Costanza, 26 luglio 1868.
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