I poveri cretesi sono perduti. Trovai Omer Pascià dal console inglese che me lo presentò come un Eroe! Cominciò subito a parlarmi in tedesco. Mi sentivo male in questa società e scappai presto.
Perdonate questa lunghissima chiacchierata. Tanti saluti a tutti. Vi prego di scrivermi una parola sulla vostra preziosissima salute. Sono sempre vostra per la vitaSperanza.
Un bacio a Pisceni.
Khalépa (Creta), 9 gennaio 1869.
Amico mio amatissimo,
vi scrissi pochi giorni fa lungamente; oggi vi mando soltanto poche righe col cuore lacerato dal dolore, dovendo comunicarvi che dopo quasi tre anni di lotta, di sacrifici, di sofferenze e di perdite d'ogni genere, i poveri Cretesi hanno dovuto, grazie agli intrighi della Francia, darsi per vinti; tutto è stato inutile ed eccoli più che mai sotto il giogo dispotico del tiranno turco! Troppe volte una simile notizia fu sparsa sempre a torto. Ora però si è realizzata! Il vecchio Capo Petropoulabri, un eroe (ottuagenario) del 1821, dopo aver letto la lettera infame indirizzatagli dal console francese (lettera scritta di certo sotto la dettatura dei Pascià di qui), non ebbe altro da fare che arrendersi coi suoi bravi.
Il fatto dei tre giovani sposi Souboulabry, Zebroulabry e Scolondi accaduto a Skonia è troppo straziante per rammentarlo. Io aveva viaggiato un mese con Scolondi che era in Creta il giovane più colto, più educato e bello (e uomo con mezzi) nel 1866; essi non hanno voluto sopravvivere al dolore della non riuscita di quanto fecero per la patria.
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