Per la vita vostroG. Garibaldi.
Caprera, 25 novembre 1871.
Speranza amatissima,
ho saputo dal Sig. Malatesta che una delle lettere che mi avete indirizzate si è smarrita e mi sembra che sia un secolo che sono senza vostre notizie.
Vi prego vivamente, scrivetemi più di frequente. Ho scritto un altro romanzo storico - I Mille -. Quanto alla parte storica è tratta dalla mia stessa vita. Non avendo delle pretese come romanziere, non ho altro scopo che quello di soddisfare il mio bisogno d'attività, di far conoscere le mie idee e di guadagnare un obolo.
Menotti ha preso con sé sul continente una copia dei Mille, io ho qui l'originale e altri manoscritti a vostra disposizione. Non so se e quando i Mille saranno stampati. Il deputato Cucchi si occuperà della loro pubblicazione.
Scrivetemi; non posso accontentarmi della vostra amicizia diminuita.
Ho ricevuto notizie di Anita; le rispondo oggi.
Per la vita vostroG. Garibaldi.
Caprera, 1 gennaio 1872.
Speranza amatissima,
vedrete dalla mia calligrafia che la mia mano destra è paralizzata, ciò che mi ha impedito di scrivere con l'ultimo corriere.
Delle Piscine non resta che Clelia; Rosa, come l'altra mia piccina che ho perduto in America, era troppo bella, troppo buona per questo basso mondo. Sembra che tali esseri siano in questa valle di miserie delle piante esotiche destinate a regioni più felici.
Rosa è morta il 1° gennaio 1871, mentre ero in Francia e il suo corpicino angelico riposa sotto il ginepro, a sinistra della strada di Fontanaccia, «ove un sasso distingue le sue dalle infinite ossa che in terra e in mar semina morte»!
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