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      Spero ancora non avere la sventura di perdere la nostra Pisceni, che mi farebbe disperato.
      Permettetemi di non proseguire, e vi bacio la mano con affetto.
      Per la vita vostroG. Garibaldi.
     
     
      Caprera, 20 novembre 1872.
      Speranza amatissima,
      la vostra cara lettera del 29 ottobre è, come le precedenti, molto malinconica. Io vorrei addolcire col mio affetto la vostra continua tristezza.
      Pisceni è stata sulla soglia della morte, causa una terribile febbre miliare; non si ristabilisce che lentamente.
      Abbiate grande cura della vostra preziosa salute per colui che vi ama per sempre.
      Sempre vostroG. Garibaldi.
     
     
      Caprera, 20 novembre 1872.
      Speranza amatissima,
      Clelia sta meglio e spero che sia fuori di pericolo. Ella ci ha dato e ci dà ancora molte inquietudini. I quaranta giorni in cui è stata ammalata, a letto, con una febbre costante, l'hanno ridotta quasi uno scheletro. Questa vita non è, in verità, una valle di lacrime in cui
     
      . . . . . . . e l'uomo e le sue tombeE l'estreme sembianze e le reliquie
      Della terra e del ciel traveste il tempo?
     
      Comunque, benché abituato alle stragi dei campi di battaglia, preferirei morire prima della mia bambina.
      Viene il medico. Sono per la vita vostroG. Garibaldi.
     
     
      Caprera, 18 dicembre 1872.
      Speranza amatissima,
      Clelia va sempre migliorando e noi tutti stiamo bene, e col desiderio di vedervi presto.
      I miei Mille sono in potere del Dr. Riboli che li sta copiando, per inviarli poi al Prof. Zamboni a Vienna, che li farà tradurre in tedesco. Ho creduto mio dovere di prevenirvene.


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Lettere a Speranza von Schwartz
di Giuseppe Garibaldi
pagine 112

   





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