Ora una domanda.
Volete - se trovo la persona a Roma - ch'io le parli sopra quel soggetto matrimoniale del quale parlammo quando stetti con Voi?
Ed ora un'altra notizia che vi assicuro non contribuì a sanarmi per viaggio.
Da molti mesi io vi pregai di scrivere alla Signora Maier che Anita la lascerebbe nel luglio. Ma, viste tante difficoltà, dovetti pregarla di tenere Anita fino al 7 ottobre. Poi, non desiderando di mandare Anita né a Nizza né a Caprera, ma sempre sperando di averla con me, se non quest'anno, forse il prossimo, e così di terminare onorevolmente e con mia intera soddisfazione un'opera che il mio affetto per Voi, grande dei grandi, mi fece intraprendere e non avendo trovato la casa idonea per Anita in Isvizzera, ammalata com'io era, scrissi alla Maier che volevo lasciarle Anita ancora di più. Questa Signora mi telegrafò il giorno prima ch'io partissi da Ginevra: La mia casa è piena, ma per riguardo vostro farò di tutto e terrò l'Anita. Eccomi tranquillizzata! Parto e vi scrivo da Torino: Anita resta per ora a Winterthur. Figuratevi la mia rabbia quando ricevetti il giorno appresso dalla Signora Maier una lettera furibonda in cui diceva: Vi telegrafai che terrei Anita per tranquillizzarvi sul momento, ma non lo posso, non ho un buco dove metterla: poi le idee di viaggio, di venire con voi le fanno girare la testa: non posso prenderne più la responsabilità!
Per fortuna io conosceva un'ottima pensione nel Cantone de Vaud, dove le figlie della mia più intima amica furono educate con eccellenti risultati.
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