«L'Etat c'est moi» diceva Luigi XIV.
La Spagna e la Francia provano oggi che quei tempi son passati - e se si pensa alle convulsioni cagionate dalla cecità ed ostinatezza di quei signori - credo i conservatori moderni, che somigliano certamente agli antichi - si persuaderanno di conservar nulla alla fine - e le nazioni pure procureranno di non ritentar le prove spaventose.
Perchè dunque non evitar il pericolo?
Sarebbe cosa facile: i tanti che mangiano per cinquanta, contentarsi di mangiare per venticinque.
Per persuadersi che i tempi sono cambiati, date un colpo d'occhio all'Austria. Chi non preferisce oggi la condizione d'un onesto contadino a quella ormai ridicola di cotesto imperatore e re?
Non vi par di vedere un cacciatore, cui una caduta ha mandato la gabbia in pezzi, faticantesi a correr dietro agli uccelli fuggiti e ben contenti di seguir ognuno la loro via liberissima nello spazio?
Poveri imperatori! Ed è strano vederne dei nuovi che - per la sventura umana - si aggraffano a troni putridi e maledetti.
Il lavoro presente avrà certo l'impronta della trascuratezza - per tanti motivi, ai più conosciuti - e per esser stato ripreso tante volte.
Finisco contando sulla vostra simpatia nel credere ch'io avrei desiderato d'esser capace di far meglio.
Caprera, 21 e 22 gennaio 1873.
G. GARIBALDI.
CAPITOLO I.
I MILLE.
Quel che giurâr ottennero,
Han combattuto, han vinto,
Sotto il tallon del forteGiace lo sgherro estinto.
(BERCHET).
O Mille! in questi tempi di vergognose miserie - giova ricordarvi - l'anima si sente sollevata pensando a voi - rivolta a voi - quando, stanca di contemplar ladri e putridume pensando che non tutti - perchè la maggior parte di voi ha seminato l'ossa su tutti i campi di battaglia italiani - non tutti ma bastanti ancora per rappresentare la gloriosa schiera - restante - avanzo superbo ed invidiato - pronto sempre a provare ai boriosi nostri detrattori, che tutti non son traditori e codardi - non tutti spudorati sacerdoti del ventre in questa terra dominatrice e serva!
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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