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      Da Talamone, comandati dal colonnello Zambianchi, si staccarono una sessantina di giovani per sollevare le popolazioni soggette al papato, e coll'oggetto di distrarre i nemici e cagionare una diversione. Tale spedizione, benchè poco fortunata, non mancò di confondere i governi Italiani sulle reali intenzioni dello sbarco dei Mille(7).
     
     
     
      CAPITOLO IV.
     
      DA TALAMONE A MARSALA.
     
      Felice te, che il regno ampio di ventiIppolito a tuoi verd'anni corresti.
      (FOSCOLO).
     
      Abbiam munizioni, capsule, ed alcuni vecchi cannoni senza fusto. Che monta? li faremo.
      E non sono tutte simili le fazioni di popoli contro i tiranni? Ma là v'è la coscienza del diritto e quella risoluzione che agevola le più difficili imprese.
      Il Dispotismo ha dei mercenarii disciplinati, è vero, ben nutriti, ed uniformati. Ma guai a voi, padroni, se siete lenti a somministrar grassi stipendi. Essi vi fucileranno colla stessa sanguinaria indifferenza, come fucilano oggi gli sventurati che si lamentano delle vostre depredazioni.
      Vogate, nobili piroscafi! Vogate, voi portate tal gente che fa l'orgoglio d'una nazione oppressa, calunniata, ma con una storia, accanto a cui si inchinano le storie dei più grandi popoli della terra.
      Questa gioventù brillante è accompagnata dai palpiti e dalle benedizioni delle madri, delle spose, delle amanti, e da quanti cuori generosi sentono la dignità della patria e l'insofferenza di dominio straniero.
      L'onde azzurre del Tirreno, increspate dal zeffiro, dondolavano dolcemente i piroscafi, che vogavano a tutta velocità verso il loro destino, e pochi eran gli Argonauti afflitti dal mal di mare.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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