- La situazione era suprema! Il nemico più forte di noi in numero, era lì sulla testa nostra in posizioni fortissime! - Eppure bisognava vincere! - E con tale risoluzione si cominciò ad ascendere la prima banchina.
Non ricordo il numero, ma certo eran varie le banchine che ci dividevano dai Borbonici.
Ed ogni volta che si avanzava dopo aver preso fiato, da una banchina all'altra, era una grandinata di palle. - E noi! - Mi fa ribrezzo il ricordarlo! i catenacci che ci aveva regalati il Governo Sardo, ci negavano fuoco, e si scorgeva il dispetto sull'eroiche fisonomie di quei giovani, che spero saran presi ad esempio dalla generazione che segue, destinata a compiere l'opera santa.
Qui pure fu grande il servizio reso dai figli della Superba(10) che armati delle loro buone carabine, sostenevano l'onore delle armi. - Tutti poi corrispondendo all'intemerata risoluzione di andar avanti, finirono coll'affidarsi al freddo ferro delle loro baionette.
Calatafimi! Io, avanzo di tante pugne, se all'ultimo mio respiro - i miei amici vedranmi sorridere l'ultimo sorriso d'orgoglio - esso sarà ricordando - Tu fosti il combattimento più glorioso di popolo!
I Mille, vestiti in borghese, degni rappresentanti d'una nazione oppressa, assaltavano, col sangue freddo dei Trecento di Sparta o di Roma, un nemico numeroso, di posizione in posizione - e formidabile - ed i soldati della tirannide brillanti di pistagne e spalline fuggivano davanti a loro!
Come potrò io scordare quel gruppo di giovani, che tementi di vedermi ferito, m'attorniavano, facendomi del loro prezioso corpo un baluardo impenetrabile!
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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