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      Non reggitori simili agli odierni d'Italia, speculando sulle miserie della nazione, rovinandola per soddisfare a depravati capricci, non più tollerati dalla società moderna - e per impinguare numerosa caterva di satelliti che lor fan corona.
      Sì! ordine vogliam noi, uomini della libertà e del progresso - cioè: Repubblicani.
      Ordine! ordine! e chi lo disturba quest'ordine che l'umanità richiede - siete voi, persecutori delle genti! perturbatori della condizione normale dei popoli - voi! per gozzovigliare alle spese altrui - e far infelici le nazioni che speravano da voi un governo umano e riparatore.
      Sì, voi potenti per astuzia e per l'imbecillità altrui, millantate ordine, colla coscienza di mentire - rovesciando, distruggendo ogni più sacra cosa; e facendo della famiglia umana una caterva di sventurati e di spie!
      L'ordine che voi volete è la quiete - quella quiete che brama l'assassino nel godimento della roba depredata.
      E Maniscalco era uno di quei vili istromenti che la tirannide poltrona, paurosa e codarda, spinge fra le moltitudini per spiarle, torturarle, assassinarle, quando fia duopo, per mantenere l'ordine che disturbano alcuni affamati servi.
      Essi, istrumenti, hanno il genio della corruzione, della perversità, e sanno scegliere nella folla i loro seguaci, che distinguono a cert'aria di famiglia, agli inerenti vizii inseparabili di tale bordaglia: vizii ch'essi vogliono soddisfare al prezzo di qualunque infamia, e riconoscibili poi a certa peculiare impronta famigliare alla gente dello stesso marchio.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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