CAPITOLO XIII.
IL 4 APRILE.
Palermo!
Son le tue zolle sante ed i tuoi colliTempli ove l'uom che ne respira l'aura
Se non risente dignità - la cretaSortiva dello schiavo!
(Autore conosciuto).
Come si ponno narrare i fatti del 60 senza un ricordo all'infelice, ma eroico tentativo del 4 d'aprile, in cui un pugno d'uomini risoluti sfidò la potenza Borbonica nella capitale della Sicilia e fu comunque sia il primo episodio della gloriosa epopea?
Io lascio ai meglio informati di me l'incarico di rammentare per la Storia i nomi dei forti che vi presero parte, confessando di ricordare solo il nome di Riso, uno dei martiri dell'impresa portentosa.
Il convento della Gancia servì di ricettacolo ai cospiratori - e fu in quel memorabile giorno il campo di battaglia ove gli stessi sostennero una disugualissima pugna contro gli oppressori della patria.
Il convento della Gancia, sì, in cui i frati, benchè frati, ricordavano d'esser uomini ed Italiani, contrariamente a quelle iene di Roma, di cui la storia è una serie d'assassinii, di prostituzione, di tradimento.
I preti dei Messicani al tempo di Cortez, i sanguinarii druidi dei Celti al tempo dei Romani ed i Papas Greci ai nostri tempi, tutti si consacrano ai più orribili martirii sostenendo le cause del loro popolo.
Ed il prete italiano? Sempre traditore al suo paese, fosse esso invaso dai Turcomanni!
Il contegno dei poveri frati della Gancia fu lodevolissimo.
Essi non pugnarono, non macchiaronsi di sangue, ma identificaronsi colle aspirazioni d'un popolo generoso ed oppresso, lo favorirono e ne divisero i pericoli e le miserie.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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