L'inviolata quiete di cui godč il Clero in tutte le peripezie tempestose di quella prolissa campagna del 60 si dovč senza dubbio al patriottismo di quei pochi religiosi che - ad esempio di Cristo - si schierarono nelle fila degli schiavi(14).
L'impresa del 4 aprile mosse gli uomini di cuore che dopo la fallita impresa della capitale presero la campagna, congiungendosi alle squadre di quegli ammirabili picciotti sempre pronti a misurare i loro poveri fucili colle armi perfezionate dei soldati della tirannide, sempre pronti, senza dimandarne la causa, a correre in sostegno dei concittadini impegnati contro mercenari nostrani o stranieri.
E qui in onore del vero devo accennare che in nessuna parte d'Italia ho trovato tanta accostevolezza da uomo a uomo, da campagna a cittą, quanto nella Trinacria.
Sono certo che non vincendo, i Mille, dopo di aver bruciato ed abbandonato il naviglio, essi avrebbero scelto la sorte dei Leonida o dei Fabi. Ma dovunque nella penisola, essi non avrebbero trovato l'incrollabile fedeltą, ed il sostegno che a loro sacrarono i nobili discendenti del Vespro.
In nessuna parte del mondo fuori della Sicilia sarebbe stata possibile una marcia come quella dalla Piana dei Greci a Marineo, da Marineo a Missilmeri; da questo a Gibiltossa e finalmente dall'ultimo punto a Palermo nella notte dal 26 al 27 maggio all'insaputa del nemico.
Si ricordino quindi i reggitori moderni, che invece di tanto occuparsi nel rovinare le popolazioni con tasse, imposte, macinati e il diavolo - per gozzovigliare nel vizio e nella lussuria - essi non dovrebbero accrescer l'odio che han seminato a piene mani tra coteste energiche popolazioni del mezzogiorno.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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