- La libertà riscalderà, vivificandola, questa terra delle grandi glorie, e delle grandi sventure!
Era la mezzanotte, quando Cozzo, dopo di aver riunito i cinquanta coraggiosi figli di Palermo, marciava risoluto all'assalto di Castellamare, presidiato da cinquecento uomini - da molta artiglieria - e colla parte del mare protetta dalla flotta borbonica, schierata a poca distanza.
I Borbonici apprezzavano giustamente la posizione di Castellamare - sia per la facilità di poter sbarcare al sicuro ogni specie di sussidio d'uomini, armi e vettovaglie - sia per facilitare la ritirata delle guarnigioni di Palermo sulla base dell'imponente flotta.
E perciò mantenevano quel propugnacolo della loro tirannide, molto provvisto dei migliori soldati, d'armi, di munizioni, e d'ogni specie di cose necessarie.
«Che importa!» aveano esclamato i cinquanta campioni della libertà italiana «più ardua è l'impresa, e più gloriosa».
E qui mio malgrado devo ancora fermare i liberatori per un inaspettato evento.
Un'illuminazione a giorno, pria a Palazzo Reale, poi a Castellamare, ed in seguito ne' pubblici stabilimenti e nelle case di quanti impiegati borbonici si trovavano in Palermo - e di quanti non poterono esimersi dall'ordine d'illuminare - fermò i nostri mentre s'accingevano ad attraversare la piazza che divide Castellamare dalla Città.
Un rovinío di cannonate dai forti e dalla squadra assordava la gente, e più ancora le grida selvagge di tutta la ciurmaglia borbonica, con gli evviva a quel modello di monarca e morte ai filibustieri!
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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