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      Le miserie del mondo a te dischiude.
      (Autore conosciuto).
     
      Era la una della mattina, nel fatale 27 maggio del 60, e qualche cosa di fatale veramente pesava nell'atmosfera. - Tu ne sentivi la soma e ne andavi irrequieto. - Non era, come abbiam detto, l'alito appestato del Simoùn(17), giacchè venti non se ne sentivano. - Afa? - non la so descrivere! - Io l'ho sentito però quel fatale mal essere, perchè anch'io in quella notte che precedeva un giorno di tempesta popolare contro la tirannide, anch'io respiravo l'atmosfera di Palermo e l'ho respirata coll'ansia di scorger l'alba che io bramavo - come la presenza della fanciulla amata - e che presentivo liberatrice.
      Se soffocati dal malore noi, all'aria aperta, e marciando a dovere santo - a liberazioni di schiavi - che non soffrirebbero in quella pesante notte i rinchiusi nell'afa micidiale di un carcere?
      In Palermo certo i dormenti eran pochi. E i detenuti? - molti! Gl'infelici precipitati nel fondo delle loro bolgie - senza colpe - e sostenuti solo dall'intemerata coscienza, languivano privi d'alimenti e d'un soffio d'aria libera!
      Tiranni! a che tanto chiasso coi vostri cagnotti, se lo schiavo - raramente, ma però qualche volta - dopo di aver tastato i solchi troppo profondi che incisero i vostri ferri nelle sue carni, vi scaraventa sopra un palco che si chiama guigliottina o nei fossi delle casematte di Queritaro? Voi!... che tanto faceste e fate soffrire l'umana famiglia di umiliazioni, di torture e d'omicidii!
      Ed eran rinchiusi nelle celle della tirannide le nostre eroine, che lasciammo nelle mani della polizia all'Albergo d'Italia.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





Autore Simoùn Palermo Palermo Queritaro Albergo Italia