Marzia trasalì, ebbe dei brividi - come le successe sul marciapiede di Piazza Reale - riconobbe nell'ombra le sembianze del suo tentatore, e sull'impeto primo essa fu per lanciarsi contro di lui e sbranarlo.
«Marzia!» esclamò il Gesuita. «Marzia» ricominciava il prete, e quella voce risvegliando forse nella memoria della fanciulla chissà quali reminiscenze, essa ricadde sul suo lettuccio con immobilità disperata, «io sono venuto a liberarti, e tu sarai libera in questo momento, se vorrai seguire i miei consigli».
«I tuoi sono consigli di Satana» rispondeva la giovine rinvenuta dalla prima impressione e ritornando al suo essere eroico, «via, tentatore nefando, l'esistenza mi pesa solo per aver avuto la sventura di conoscerti. E la libertà, per cui io darei cento vite, datami da te la calpesterei come orribile dono, e me ne servirei soltanto per uscir da una vita che tu hai reso infame».
«Eppure io t'ho salvata da una fede di perdizione, Marzia, e t'ho posta sulla via del Signore e della santa sua Religione».
«Sappi, impostore, per confusione tua, ch'io tornai col pentimento alla fede d'Israele, alla fede dei miei padri. Solo alla mia innocenza io non potrò tornare - scellerato! - E tu ben lo sai; e sai quanti raggiri, quante menzogne e seduzioni tu adoperasti per ingannare una giovinetta tredicenne - prostituirla, e, quando sazie le tue libidini, chiuderla in uno di quei postriboli da voi chiamati conventi, per isbarazzartene.
«Via, assassino dell'anima! la tua presenza mi è mille volte più insopportabile di questo duro carcere».
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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