Delle volpi di corte, i miti accenti,
A me l'acciaro! dell'oppresse gentiDal furor dei tiranni è questo il nume.
(PALMI D'AREZZO).
Dopo alcune scaramuccie coi Borbonici a Renne, i Mille impresero quella famosa marcia di notte verso Parco, che li mise in facili comunicazioni coll'interno, e la parte orientale dell'Isola - marcia che io non ricordo d'aver veduto simile, e tanto ardua, nemmeno nelle vergini foreste dell'America. - Marcia che, senza la cooperazione di quei magnifici picciotti delle squadre siciliane, sarebbe stato impossibile di eseguire, o almeno di trasportare i pochi cannoni nostri e le munizioni.
L'alba del 22 maggio trovava i Mille a Parco, grondanti d'acqua piovana - e molli di fango dalla più disastrosa delle marcie di fianco - e se avessero avuto da fare con un nemico più diligente, quel giorno poteva essere funesto ai nostri Argonauti.
I cannoni erano smontati, e forse i loro affusti trovavansi a varie miglia di distanza. I cattivissimi moschetti infangati, e molti fuori di servizio, e la spossatezza della gente, avrebbero agevolato ai Borbonici la distruzione dell'egregia schiera.
Il 22 però passò senza novità. - I Mille ebbero tempo di rinfrancarsi, asciugar le loro scarse vestimenta, metter in ordine le loro armi, e prepararsi a qualunque avvenimento.
Solo il 23 mossero da Palermo i nemici, in due colonne: l'una direttamente al Parco per attaccarci di fronte; l'altra girando il nostro fianco sinistro, tentava di impadronirsi delle alture, e minacciava la nostra retroguardia e linea di comunicazione.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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