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      - Giacchè non solo sparavano le artiglierie della truppa concentrata in Palazzo Reale, Castellamare, ecc., ma la flotta Borbonica infilando le strade principali, le spazzava coi suoi forti proietti e distruggeva non pochi edifizi con granate e bombe.
      Ed ognuno sa che quando i bombardatori(20) ponno bombardare una povera città senza esserne molestati, la loro bravura da cannibali si accresce in ragione geometrica.
      Ben presto però il popolo di Palermo accorse all'erezione di quei propugnacoli cittadini, che fanno impallidir la tirannide - le barricate - e vi si distinse come direttore il colonnello dei Mille, Acerbi, milite valoroso di tutte le battaglie italiane.
      I popolani, armati d'un ferro in qualunque guisa dal coltello alla scure, presentavano nei giorni susseguenti, quelle imponenti masse, irresistibili in una città, a qualunque truppa, per ben organizzata che sia. E quando un'intimazione di deputati borbonici fece significare ai Palermitani: di dover ricorrere alla clemenza del Re, un ruggito di sublime sdegno - somigliante a quello dei terribili nostri vulcani quando scuotono la superficie del globo - si udì nelle illustri vie che risuonano ancora l'eco sterminatore di un esercito di tiranni.
      Allora potè vedersi cosa vale una città di dugento mila anime disposta a seppellirsi sotto le macerie dei suoi focolari, pria di piegar il ginocchio sotto la prepotente tirannide.
      Da quel momento le barricate sortivan da terra come per incanto - e che barricate! da poter sfidare anche le più forti artiglierie.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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