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      Il centro delle rispettive riserve, sullo stradale che conduce in Melazzo, era coperto da un muro di cinta fortissimo, a cui s'eran praticate molte feritoie, e lo stesso muro coperto da folti canneti che ne rendevano l'assalto pericolosissimo. Dimodochè il nemico, ben riparato, con armi buone, osservava, scopriva e fucilava i nostri poveri militi armati d'armi pessime, e fallacemente coperti dai suaccennati canneti - impiccio per noi, trattenendo lo slancio dei nostri senza ripararli assolutamente.
      La sua sinistra in possesso d'una linea di case a levante di Melazzo formava martello, e quindi fiancheggiava con un fuoco micidiale i nostri all'assalto del centro.
      L'ignoranza del terreno, su cui si pugnava, fu la causa principale di perdite considerevoli per parte nostra, e molte cariche che si fecero sul centro nemico, quasi inespugnabile, potevano risparmiarsi.
      Invano io era salito sul tetto di una casa per poter scoprire qualche cosa - invano avevo fatto caricare sullo stradale per lo stesso motivo.
      Molti morti e molti feriti erano il risultato delle nostre cariche sul centro, ed i nostri poveri giovani erano respinti, senza aver potuto scoprire il nemico che di dietro il terribile muro dalle feritoie li fulminava.
      Si durò così in una pugna ineguale ed accanita sin dopo il meriggio. A quell'ora la nostra sinistra avea ripiegato alcune miglia indietro e si rimaneva così scoperti da quella parte.
      La nostra destra e centro, che si erano riuniti al comune pericolo, tenevano, ma con molte difficoltà e con perdite ben considerevoli.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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