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      «Procura di sostenerti come puoi» diceva uno al generale Medici che comandava nel centro «io raccolgo alcune frazioni dei nostri e cercherò di portarle sul fianco sinistro del nemico, per girarlo».
      Quella risoluzione decise della giornata. - Il nemico, incalzato di fianco dietro ai suoi ripari, cominciò a piegare, si caricò e gli si tolse un cannone che ci aveva fatto molto danno. - Esso reagì con una brillante carica di cavalleria, che il colonnello Missori respinse alla testa dei distaccamenti suddetti.
      Piegando il nemico attaccato di fianco, il nostro centro potè superare i ripari, e la vittoria fu completa.
      Invano la ritirata dei Borbonici era protetta dalle grosse artiglierie della piazza, e dai pezzi volanti di fuori - i nostri militi, disprezzando il grandinare dei moschetti e delle mitraglie, assaltarono Melazzo, e prima di notte erano padroni della città, avevano circondato il forte da tutti i lati ed innalzato barricate nelle strade esposte ai tiri della fortezza.
      Il trionfo di Melazzo fu comprato a caro prezzo; il numero dei morti e dei feriti nostri fu immensamente superiore a quello del nemico. - I generali Cosenz, Corte e Corrao - allora colonnelli - furono tra i feriti. - E qui giova ricordare le armi pessime di cui han dovuto sempre servirsi i nostri poveri volontarii. - Colpa principale, il Governo Sardo.
      Il destino del Borbone però era segnato, e perciò la capitolazione di Melazzo dopo quella di Palermo - Melazzo, che sostenuta dalla flotta nemica, poteva valere una Gibilterra.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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