Lo ripeto: la donna angelo, quando buona, diventa un demonio, quando padroneggiata dal Lucifero dell'Italia e del mondo - il prete! -
E tale era la contessa N..., una delle più cospicue gesuitesse che la società contasse in quell'epoca. Favorita, prediletta di monsignor Corvo, ed una delle sue prime vittime. Figlia d'un'illustre famiglia di Roma, e di rara bellezza, essa era caduta nelle reti del Gesuita, ancor giovane, ed una volta nelle ugne di quel tentatore, il di cui talento per la seduzione non era secondo a quello del primo serpente della favola, essa divenne uno dei personaggi più importanti della setta.
«Voi manderete, generale, per quella ragazza, non è vero? Guardate ch'essa è immensamente desiderata dal S. Padre, per solennizzare la più splendida delle vittorie cattoliche, la conversione di due anime ebree, cioè dannate e ritornate al santo grembo di Dio, che è la sua Chiesa».
«Madonna» rispose il generale Comandante la cittadella di Messina, «Voi non dubitate certamente dell'immenso mio desiderio a compiacervi, ma voi mi proponete un'impresa ardua. La Marzia è molto amata e stimata sul campo dei rompicolli; se il minimo barlume trasparisse dell'impresa nostra per impadronirsene, non solo sarebbero sterminati coloro che tentassero di rapirla, ma forse succederebbe la sorte stessa a quanti parteggiano per noi in Messina.»
«Già lo sapevo, ripigliò l'altera contessa, che poco o nulla s'ha da sperare dai generali di Francesco II, quando essi si lasciarono carpire la Sicilia intiera da pochi filibustieri nudi e male armati». E la bella malvagia donna, così dicendo, ritirò la sua sedia dalla vicinanza del generale, e si mise a squadrarlo alzando il bellissimo capo, e dondolandolo, - che avrebbe potuto servir di modello a Michelangelo, quando concepiva l'idea di far una statua dell'Italia d'uno dei più alti picchi degli Apennini(32). Essa lo fissava nello stesso tempo con due occhi, ove non so se imperasse più la seduzione della superba figlia d'Eva o il disprezzo che generalmente hanno le donne per i codardi.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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