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      «Pace! pace!» urlava l'amante(33), «Pace, madonna, io mi lancierò a qualunque pericolo per compiacervi, dovess'io stesso capitanare l'impresa e lasciarvi la vita».
      E con un generale borbonico di meno, diceva tra sè la proterva, la terra continuerà la sua rotazione, ed il Figlio maggiore, per noi, dell'Infinito apparirà a levante per coricarsi a ponente, dopo d'essersi nauseato ad illuminare questo gregge di schiavi che si dicono discendenti dal più grande dei popoli del mondo, e che non si vergognano d'esser il ludibrio de' loro servi da tanti secoli.
      Vittima, come abbiam detto, era stata la contessa del più astuto dei gesuiti, e col suo spirito e la sua bellezza, era divenuta il Beniamino, e quasi il pezzo maggiore della terribile setta. - Tuttavia era Italiana, calpestava col disprezzo questa generazione d'eunuchi degli harem dello straniero, ma il suo cuore romano palpitava a qualunque bel fatto degli Italiani, e confessava a se stessa con compiacenza l'ammirazione per i militi di Calatafimi, e ne andava superba.
      Un sentimento prepotente nella donna però la dominava, e questo era una sterminata gelosia per Marzia, più giovane di essa e non men bella - che sapeva poi, esser stata, e forse esser ancora la prediletta di Corvo.
      Vedendo il generale prostrato a' suoi piedi, la sua bocca accennò un sogghigno di sprezzo, ma ritornando al carattere gesuitico da lei assunto, e ricordando l'odiata rivale, la contessa concesse la mano al mercenario, ed anzi, lo aiutò a rialzarsi, unico favore che egli mai avesse ricevuto dalla superba romana.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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