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      - A voi, che importano le sventure delle genti! - Predicatori d'immoralità, vantatori di un paradiso celeste con cui beffate il popolo, mentre ne avete costituito uno terrestre a spese ed a scorno suo, e mentre quell'inferno, di cui voi ridete, lo avete accatastato coi vostri roghi e le scelleraggini vostre, a pro degli infelici che hanno il torto di non bastonarvi.
      Sì, preti! - era quella una solennissima festa, con cui le bugiarde vostre campane, le bugiarde vostre sinfonie, ed i bugiardi vostri apparati di stupendissimo lusso, cercavano di chiamare a voi le moltitudini ingannate e colpevoli di non volersi servire di quella religione colla quale natura adornò anche i più cretini. - Vi vuol poi, per Dio, molta scienza per capire che un prete è un impostore?
      Quella festa, con cui si assordava il mondo, era la conversione del vecchio Elia e della sua Marzia, che dalla giudaica religione, generatrice del cristianesimo, dicevansi dover passare alla religione del Papa.
      Due anime salvate! - Eh preti! - Gran festa! - Lo Spirito Santo richiesto dall'infallibile, ha toccato il cuore delle due smarrite pecore! - Ed esse, al cospetto del mondo devono abiurare la fede dei loro padri, ed aggregarsi alla vostra. - Eh preti! voi sapete che io so, non aver voi altra fede che nel ventre, e nella libidine! - Aggregarsi alla vostra fede, eh! - Credere alla verginità della madre di Cristo, come voi credete a quella delle vostre Perpetue! E mangiar l'Ostia con dentro l'Infinito! Ah birbanti! voi non le credete queste fandonie colle quali infinocchiate le vecchie peccatrici, e gettate le nazioni nell'abbrutimento, nel servaggio, e nella sventura.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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