«Addio, Muzio» incominciò il Bergamasco dirigendosi al Romano, ed ambi si strinsero famigliarmente la destra.
«Addio, mio caro» rispose l'altro - «Io mi vergogno di trovarmi qui inoperoso, mentre i nostri prodi amici, dopo di aver fatto miracoli di valore in Sicilia, stanno oggi marciando vittoriosamente su Partenope. Con tutta la buona volontà del mondo noi fummo ingannati dai temporeggiatori, dai Generali di combinazioni che ci hanno canzonati, intimandoci di fermarci in Roma per colpire il nemico alle spalle, e così abbiam dovuto marcire nell'ozio, e sprecare qui tanta bella e briosa gioventù, anelante di volare a fianco dei militanti fratelli. - Già l'ho sempre detto; la democrazia italiana come tutte le altre dovrebbe persuadersi che vi vuole un capo solo, massime nei casi d'urgenza. - Molti capitani portano generalmente la nave negli scogli. Prima d'ogni schiarimento, permettimi di presentarti il nostro Nullo, e mia sorella Lina».
Uno scambio di affettuose scosse di mano legarono in un momento e per la vita il bravo figlio di Roma coll'eroe della Polonia, e la bellissima fanciulla delle Alpi.
A Lina, Muzio non baciò la mano per verecondia, non potè a meno però, di rimanere stupito a tanta bellezza, ed un po' confuso.
«Fu veramente sventura, per chi dei nostri non partecipò alla gloriosa spedizione dei Mille» riprese P... «E tu, Muzio, col tuo drappello di coraggiosi romani, avresti aggiunto nuovi allori ai tanti raccolti sui campi Lombardi. Però, non disperarti, se hai mancato di pugnare contro i soldati del Borbone a Calatafimi e a Palermo, qui, tu sarai immensamente utile all'impresa disperata ma santa che ci siam prefissa».
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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