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      - Appena il capo dei masnadieri ebbe partecipato al Governatore l'esito riuscito della sua impresa, questi si presentò alla contessa, che dal giubilo di tener nelle unghie la rivale, abbandonò all'uomo, che essa disprezzava, la bella mano la quale fu coperta di baci, che quasi servirono di stimolo a qualche audacia più licenziosa; ma l'altiera romana, tornata in sè da un momento d'oblio, ritrasse la mano, sollevò la bella fronte, e retrocedendo d'un passo, balenò il generale innamorato con tale sguardo da fargli subito abbassar gli occhi, e ritornare nell'umile posizione sua al cospetto di lei.
      «Bravo Generale!» gli disse essa con accento di sarcasmo, ma sorridente nel viso. «Bravo! ora mi permetto di riabilitarvi nella mia stima e vi chiedo perdono per aver dubitato dell'alta vostra capacità un momento».
      Padrona della sua preda, essa sentì subito il bisogno d'allontanarsi dall'esoso soggiorno d'una fortezza e di recarsi a Roma ove l'aspettavano il trionfo della sua vittoria, e la soddisfazione di veder una rivale odiata, trascinata nel fango delle cloache pretine.
      Tale è la cecità in cui le passioni avvolgono l'essere umano: il che però non manca giammai di lasciar traccia di rimorso per tutta la vita.
      «Ma la compagna» pensò essa, e qui bisogna far giustizia a questa donna colpevole, e straordinaria «la compagna è innocente, non entra nella mia vendetta, e senza dubbio devo restituirla a quella libertà, che essa non ha meritato di perdere.» Però, ripensando, essa credè bene di non rinviarla sulla sponda sicula, ma di farla sbarcare a Reggio nella notte seguente, per più distoglierla dal filo della trama sciagurata.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





Governatore Generale Roma Reggio