Al posto d'onore stavan due donne coperte da bianco velo, e candidissimo era tutto il resto dell'abbigliamento. Dalla statura, dal portamento della persona e dalla corvina capigliatura, esse parevan sorelle; gli occhi e l'impronta degli anni era difficile discernere da lungi sotto il velo sottile. Ma da vicino, anche attraverso le maglie del mussolino, chi avrebbe potuto sostener la scintilla che sfavillava dagli occhi nerissimi delle due giovani trionfatrici? Chi eran desse? Lo sapremo presto.
La processione procedeva maestosa, solenne, com'al solito si eseguiscono le pompose mascherate della negromanzia, e siccome credo gl'impostori sian sempre stati gli stessi e colle stesse propensioni in tutti i tempi, mi figuro essere stato il mondo composto sempre di cretini e di furbi, dagli oracoli dei Greci agli aruspici dei Romani e sino ai roghi degli odierni chercuti. Diviso il mondo, dico, tra carogne e birbanti.
Ma che diavoleria è succeduta nell'ordinata, solenne maestosa processione dei preti! Che baccano nella moltitudine! baccano tale che nella folla, come energumeni, si precipitavan gli uni sugli altri, dimodochè, grandissima essendo la calca, i primi verso i processionanti spinti da quei di dietro si rovesciavan sui ceri, ed i ceri gli uni sugli altri, e questi sulle beghine, delle quali alcune accesero le gonne, altre le cuffie, infine un finimondo!
I preti poi, che per le beghine hanno la calamita, massime se giovani e belle, si lanciavan al soccorso delle loro predilette con un eroismo veramente degno dei tempi antichi di Roma.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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Greci Romani Roma
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