- E si raccontarono poi dei fatti di coraggio non mai intesi nelle storie sacre dai Maccabei a Ignazio di Loiola e Domenico di Guzman.
La catastrofe era stata cagionata dal grido di una delle due donne nel carro trionfale, e la voce che come un fulmine colpì la moltitudine, fu «Lina! Lina!» e questa voce era stata contraccambiata nella folla con quella di: «Marzia!»
E veramente, povera Marzia, essa avea riconosciuto l'amica quasi sorella ed accanto a questa il diletto del suo cuore, unica speranza nell'esistenza sua sventurata, non nominato da lei, ma compreso nel nome della bella alpigiana.
Lo arrovesciarsi poi della calca sugl'incappucciati e le povere beghine, aveva avuto origine dallo slanciarsi della Lina verso il carro, movimento che, seguìto dal robustissimo P..., avea spinto la moltitudine sulla processione.
Per colmo di disordine, vedevansi altri individui, all'apparenza ben maneschi, che cercavano di avvicinare il nostro P... colla sorella e probabilmente per aiutarli a menar le mani ove occorresse; questi altri non erano se non quella bagatella di Nullo e Torquato, da cui non lontano trovavansi Muzio con non pochi Romani; di quella gente che i fogli ufficiosi ed ufficiali chiamano amanti del disordine e che non sono in sostanza che insofferenti del privilegio e delle lussurie dei sedicenti grandi o ministri di Dio.
E guai! se quel movimento dei nostri fosse stato preparato preventivamente. Ne sarebbe risultato almeno un'insalata di chercuti, di beghinume, di sgherri che procedevano al sacrificio di due sventurate creature per la maggior gloria di Dio.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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