Il Dittatore facea la sua entrata in Napoli, mentre tutto l'esercito meridionale malgrado le marcie forzate, trovavasi ancora ben distante verso lo stretto di Messina, ed il re di Napoli nella notte dal 5 al 6 abbandonava il suo seggio per ritirarsi a Capua. Il nido monarchico ancor caldo venne occupato dagli emancipatori popolani, ed i ricchi tappeti delle reggie furon calpestati dal rozzo calzare del proletario. Esempi questi che dovrebbero servire a qualche cosa, almeno al miglioramento della condizione umana; ma che non servono per l'albagia e la cocciutaggine degli uomini del privilegio, che non si correggono nemmeno quando(45) il leone popolare spinto alla disperazione, li sbrana con ira selvaggia, ma giusta, esterminatrice!
I Napoletani come i Siciliani, non secondi a nessun popolo per intelligenza e coraggio individuale, furon quasi sempre mal governati, e sventuratamente molte volte con sul collo dei governi stranieri, che solo cercavano di scorticarli e mantenerli nell'ignoranza.
Ai pessimi governi devesi quindi attribuire il poco progresso in ogni ramo di incivilimento e di prosperità nazionale.
E questo governo sedicente riparatore, fa egli meglio degli altri? Egli poteva farlo! doveva farlo! Ma che! nemmen per sogno; coteste ardenti e buone popolazioni che con tanto entusiasmo avean salutato il giorno del risorgimento e dell'aggregazione alle sorelle italiane, sono oggi..... ś, oggi ridotte a maledire coloro che con tanta gioia un giorno chiamaron liberatori!
I giorni passati in Napoli dopo l'ingresso furono consacrati ad organizzar una prodittatura con a capo il venerando Giorgio Pallavicino, quindi a preparare l'esercito meridionale all'offensiva ed alla difensiva, poichè i Borbonici coadiuvati dalla reazione europea, ingrossavano al di là del Volturno.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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