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      Balenar d'elmi e di cozzanti brandi.
      (FOSCOLO).
     
      Roma! e che scriverei io, se non m'ispirassi nell'immenso tuo nome, nelle immortali tue memorie!
      Tu suscitasti nel petto mio di diciott'anni, l'amore del generoso, del bello, del grande, l'insofferenza d'oltraggi e l'affetto mio sviscerato a questa terra nat́a, allora calpestata da mercenari. Oggi non fortunata, ma crollando la ricca ed altiera cervice, e non invano, all'insolente straniero consueto ad umiliarla.
      O Roma! tu fosti la mia stella polare nell'avventurosa mia vita, e prendendo ad emuli i tuoi grandi, io ebbi la presunzione di meritarmi la tua stima. Anche canuto, tu susciti nell'anima mia qualche cosa che mi ringiovanisce, che mi spinge a far tuttora il mio dovere di milite e di cittadino, a fiutare ancora quei campi di battaglia, ove deciderannosi le sorti di buon numero dei tuoi figli, schiavi dello straniero.
      Rovistando fra i cantori delle grandezze umane, io trovo un Britanno che canṭ degnamente di te, ed a cui l'Italia deve veramente eterna gratitudine. Byron! Il gran vate, e l'eroe delle Termopili, ricorḍ che accanto alle meraviglie dell'Ellade, potevano stare le maschie virtù del tuo grandissimo popolo.
      Non coś i grandi nostri favoriti dalle muse, tranne il colosso Astigiano: la maggior parte dimenticarono alquanto che Italia era stata la dominatrice dell'orbe, l'istitutrice delle generazioni presenti, quando Repubblicana. - E quando il cantore dei Sepolcri, negl'immortali suoi versi eterṇ Milziade ed i suoi valorosi di Maratona, egli non penṣ certamente alle legioni vincitrici della falange macedonica.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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