«Voi vedete qui, o fratelli, tre dei più valorosi militi di Marsala. Abbiam la fortuna d'averli tra noi, per le solite scelleraggini dei preti. - La Marzia con cui i chercuti hanno fatto tanto bordello è stata rubata nello stretto di Messina mentre disponevasi a traversare il Faro coi primi militi della schiera sacra che si disponevano di por piede sul continente italiano, per aprir la via ai corpi dell'esercito meridionale, vittorioso in tutti gli scontri, ed oggi in possesso di Napoli e Caserta, sino alle sponde del Volturno. Essi, i coraggiosi figli del settentrione e del mezzogiorno, hanno per obbiettivo la città eterna, e noi, spero, saremo degni di loro, e procureremo di accogliere quei nostri fratelli, in Roma libera, lavata dal sudiciume straniero e papale. Noi compiremo l'opera nostra, e per cominciarla degnamente, questa notte stessa, tenteremo la liberazione della Marzia».
«Che Dio vi benedica» esclamarono ad una voce i tre guerrieri dei Mille, e l'eroico figlio di Bergamo, Nullo, sollevando la marziale sua fronte, e tendendo orizzontalmente la palma della destra, disse colla potente ed eccitata sua favella: Io giuro, sino all'ultimo sospiro, di sostenere la causa dei popoli oppressi, contro i preti e la tirannide». (E ben mantenne il suo giuro, spargendo il sangue generoso sui campi della Polonia, per la redenzione di quel nobile popolo).
A quel giuro solenne, tutti distesero la destra e gridarono unanimi: «Giuriamo!»
Fra i trecento, posta dietro a Muzio, v'era una figura difficile a discernere, perchè avvolta in un mantello somigliante all'antica toga romana.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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