Tanto entusiasmo non potea mancare di eccitare l'anima più esaltata d'assai del brigante, e dopo d'aver contemplato in estasi la fisionomia illuminata del vecchio soldato, il figlio dei Vulcani esclamò più impetuosamente del primo:
«Vergine santissima! basta! inviatemi, e per S. Gennaro, questo mio ferro (che gli era stato restituito dal maggiore) somiglierà la spada di fuoco con cui l'arcangelo percuoteva i condannati da Dio!».
«Bene così» ripigliava il maggiore, «ma conviene che tu m'ascolti sul da farsi prima di far giocare il ferro».
Soddisfatto di sè stesso, e pettoruto per l'effetto prodotto dal proprio eloquente discorso, Fior di Bacco, dopo d'aver dato un'occhiata intorno la stanza, e prestato l'orecchio al famigliare rumore dei topi, che riconobbe non esser di gente, dopo d'aver famigliarmente posta la mano sul braccio di Tifone, e con dolce violenza trascinatolo lontano dalla porta, continuò con voce più sommessa:
«Le buone notizie a te comunicate e la prossima vittoria del nostro esercito, tu devi annunziarle a tutti i nostri nella città, nei principali centri della camorra, che ben conosci, in tutti i conventi e in tutte le chiese, che lì non puoi sbagliare, e finalmente devi adoperarti perchè tutti propaghino in Napoli e nelle provincie il grande evento.
L'occhio di tigre del brigante, fisso in Fior di Bacco, ed un profondo inchino del capo, furono la più eloquente delle risposte, ed il maggiore era sicuro di poter contare sul formidabile calabrese.
CAPITOLO XLV.
GIORGIO PALLAVICINO.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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