Or superbi, or umili,
Infami sempre.
(ALFIERI).
Il fiero e grandissimo Astigiano tali epiteti infliggeva alla sua casta, quando sdegnoso ed irato ai patrii numi. E veramente le eccezioni sono poche, e sventuratamente sempre vediamo servir di cariatidi al dispotismo, sotto qualunque forma, i titolati antichi e moderni.
Giorgio Pallavicino Trivulzio è un'onorevole eccezione però, alla regola; e quando l'Italia, scevra da certe miserie, che la tribolano anche al dì d'oggi, farà l'enumerazione de' suoi martiri più benemeriti, certo non conterà fra gli ultimi il nome del nostro Giorgio.
Rinchiuso nello Spielberg dall'Austria per quattordici anni, col solo delitto d'aver amato la libertà del suo paese, egli s'è mantenuto incrollabile ne' suoi principii di libertà ed unità nazionale.
A Pallavicino e a Manin, più che ad altri, si deve certamente l'avvicinamento della Monarchia ai Repubblicani d'Italia. Fatto importante per le sorti del nostro paese, e che comunque si dica, ha prodotto, se non la libertà, certo la quasi unificazione nazionale, primo bisogno della penisola.
Fatto importante, coadiuvato veramente da felici combinazioni, ma che non tolgono all'Italia, anche con meschinissimi reggitori, di scuotere l'antica sua cervice sovrana, e far intendere a certi suoi insolenti detrattori, che questa non è poi la terra dei morti, e della gente che non si batte.
Dovendo conciliare principii diametralmente opposti, essi dovettero certamente accarezzare una parte e l'altra, e ne avvenne, com'è naturale, sembrar dessi troppo repubblicani ai monarchici, e viceversa ai repubblicani.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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