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      Ripeto: quando l'Italia sarà guarita da certe miserie, essa ricorderà gli eminenti servigi di quei suoi grandi.
      Pallavicino era prodittatore a Napoli ne' tempi da noi descritti. Egli è pieno di capacità politica ed amministrativa, ma come succede generalmente alla gente onesta, era poco diffidente. - Conosceva l'esistenza della camorra, vi aveva mandato i segugi della polizia locale a vigilarla, ma era lontano d'aver delle informazioni esatte sulla terribile associazione, essendovi affiliati molti dei poliziotti; - e quindi egli stesso era la prima vittima designata al pugnale dei vendicatori, come si chiamavano allora i sostenitori dell'altare e del trono.
      L'assassinio del Gambardella, virtuoso popolano, e d'alcuni altri plebei di parte nostra, era stato un saggio, o piuttosto una prova di ferri, che doveva continuare dal basso all'alto, e finire poi coll'eccidio generale nel giorno del giudizio, come lo chiamavano i preti, cioè nel giorno della vaticinata vittoria.
      Spinte le cose dalle impazienze monarchiche, insofferenti di stare a bocca asciutta davanti alla splendida preda, quale è la ricca Partenope, i sabaudi si misero a vociferare annessione, e mi obbligarono quindi, come già accennai, a lasciare l'esercito sulla sponda sinistra del Volturno in presenza d'un esercito superiore, ed alla vigilia d'una battaglia, per recarmi a Palermo, ove il popolo, messo su da' cagnotti cavouriani, voleva anch'esso annessione, ed in conseguenza cessazione della brillante campagna da parte nostra, per lasciar fare a chi tocca.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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