Che importa! i preti han detto loro che i Mille erano eretici, nemici del re, della religione e scomunicati dal Santo Padre, e quindi la gloria del paradiso era assicurata a chi li sgozzava, li bruciava, li sterminava.
Eran tutte fisonomie abbronzate, robuste, quei popolani, lavoratori d'ogni professione, uomini che educati convenientemente e stimolati dall'amor di patria, della nostra patria, non di quella vana e bugiarda dei negromanti, avrebbero potuto servir eroicamente l'Italia contro lo straniero insolente e sottrarla dal fango e dall'abbrutimento ove la tengono i preti ed i reggitori.
Oggi eran camorra la più sudicia, la più indecente delle società umane, pronta a tuffarsi nel sangue e nei più orribili delitti, colla coscienza d'esser perdonati non solo, ma ricompensati colla felicità eterna! «Pronti!» risposero tutti all'interpellanza del capo; e già la massa degli armati di daga movevasi verso l'interno della catacomba. Un rumore però che si fece all'entrata d'uno dei corridoi, fermò la marcia ed eccitò da quella parte l'attenzione della comitiva. - Ed eccone la ragione.
Bajaicò, che già conosciamo come amante della bella Giovanna, era un bravo giovane e valorosissimo - non apparteneva però alla società di temperanza, o se vi apparteneva n'era sovente un trasgressore; - ed in quella sera essendosi fermato più del solito presso al banco della sua Giovanna, vi aveva alzato il gomito oltremodo.
Padrone del cuore della padrona, il nostro Bajaicò si credè nel diritto di passeggiare il locale tutto, e ad onta delle ammonizioni e preghiere della Giovanna che cercava con varii pretesti di allontanarlo dal proposito d'internarsi, il focoso discendente di Balilla avventurossi nell'andito del corridoio di destra, ove fu fermato dalla sentinella.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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