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      In Sora poterono i liberi rifocillarsi dovutamente e provvedersi di viveri e di munizioni per continuare il faticoso viaggio, non essendo prudente di soggiornare molto tempo in un paese ove da un momento all'altro essi potevano essere assaliti da forze molto superiori.
      Comunque, essi furono obbligati di rimanere due giorni essendovi dei feriti gravemente, come il capitano Orazio, che a qualunque costo non si volevano lasciar indietro perchè tutti sarebbero stati inesorabilmente massacrati. Sembrerebbero esagerazioni, eppure sono verità sacrosante; meglio cader nelle mani dei selvaggi antropofaghi del nuovo mondo che in quelle dei preti o dei loro seguaci! Sventuratamente ogni tardanza era fatale ai trecento e dava tempo al nemico d'ingrossare sulla linea ch'essi dovevano percorrere.
      Dacchè vi furono dei feriti nella colonna, Virginia si assunse la custodia di essi, ora coadiuvata dalle belle sue compagne ed ora da altre donne benefiche che non mancavano, malgrado la corruzione del prete, e da chirurghi; imperocchè, essendo la casta dei volontari composta per lo più di giovani agiati ed intelligenti, è sempre facile di trovar tra loro dei medici-chirurghi e formare delle ambulanze.
     
     
     
      CAPITOLO LVII.
     
      ISERNIA.
     
      .......e all'orror di notturniSilenzi, s'intendea lungo ne' campi
      Di falangi un tumulto, e un suon di tube,
      E un incalzar di cavalli accorrenti,
      Scalpitanti sugl'elmi ai moribondi,
      E pianto ed inni, e delle Parche il canto.
      (FOSCOLO).
     
      I campi celebri di Maratona co' loro tumulti notturni - che la fervida poetica immaginazione de' pastori dell'Attica narrava anche in tempi remoti alla stupenda battaglia dell'indipendenza greca - quei superbi campi e quei fatti gloriosi ebbero la fortuna d'esser cantati da due dei più potenti genii poetici che abbia prodotto il mondo: Byron e Foscolo.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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