Guai per i nostri amici, se i dipendenti di Corvo avessero avuto la metà del coraggio e dell'attività sua!
Comunque, sulla strada che doveano percorrere i trecento per giungere ad Isernia, ogni specie di ostacoli furono innalzati e adoperati a profusione. Taglio di piante e di strade, trincee, imboscate, mine, distruzione di ponti e quante scelleraggini inventa la malissima umana intelligenza, quando propensa o spinta all'esterminio della propria specie; tutto fu messo in opera dai cafoni diretti da chercuti o non chercuti reazionari.
Per fortuna Nullo ebbe sentore di tanti diabolici preparativi, ed invece di prendere la strada diretta ad Isernia, fece obliquare la colonna a sinistra, valicò i monti ad oriente e gettossi nella vallata del Sangro che percorse sino ad Alfedena; varcò una seconda volta i monti, e per Rionero incamminossi sullo stradale che conduce ad Isernia.
Da Rionero, avanti però, comincia una storia ben dolorosa per i nostri prodi amici. Il loiolesco, poco fidandosi delle attitudini guerresche de' suoi cafoni, avea chiesto un battaglione di cacciatori al re di Napoli, e l'esercito borbonico dovendosi chiudere nelle fortezze di Capua e di Gaeta, non fu difficile ottenerlo. Cotesti soldati, già agguerriti in varii combattimenti, esperti tiratori ed armati d'eccellenti carabine, cagionarono gran danno ai figli di Roma.
In tutti i zig-zag della strada che da Rionero va ad Isernia, v'erano fossi, barricate e truppe nemiche imboscate. I prodi militi di Nullo caricavano qualunque imboscata e la conquistavano a misura che si scopriva, ma ogni volta, pei tiri accertati dei cacciatori borbonici, essi lasciavano qualche vittima, ed il numero dei feriti cresceva, con grande imbarazzo dei nostri, in un paese ove tutti fuggivano, e portavano via gli animali ed ogni specie di veicoli.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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