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      Comunque, egli eccitava a tutta possa i borbonici all'assalto. Correva dalle fila dei cafoni ai cacciatori esortandoli in nome del re, ch'ei disprezzava, della religione, ch'egli irrideva, ed in nome del diavolo! Prometteva onori, paradisi, ricompense, e qualche volta ricorreva anche a dei rimproveri, a degli improperii e a delle bestemmie.
      Egli capiva che colla notte sarebbersi raffreddati i suoi poco agguerriti villici, e voleva tentare ad ogni costo il finale esterminio del pugno di valorosi che gli stavano di fronte, che finalmente egli non poteva nascondere a se stesso una profonda ammirazione per essi ed un orgoglio d'avere concittadini tali!... A che fatale e tremenda condizione conducono le vocazioni ed i giuramenti dei preti!...
      «Caricate» egli gridava «caricate quei pochi scomunicati che restano! Macellateli! voi avrete fatto opera gradita al Dio degli eserciti che combatte con voi; non le vedete le legioni d'angioli, colle loro spade di fuoco, che incendiano, abbagliano, distruggono i maledetti nemici del re e della santa religione?
      Sapeva di mentire! ma era prete ancora!
      I cafoni, che colla paura in corpo degl'intrepidi e valorosissimi avversarii, vedevano tutto doppio, non scorgevano angioli certamente, ma nella loro immaginazione esaltata non mancavano d'essere eccitati dalle parole ardenti dell'energumeno! Avanzavano con grida furiose contro i liberali; ma questi, impavidi, li lasciavano avvicinare per caricarli e respingerli in confusione.
      La notte favorevole ai ladri ed agli amanti, lo è anche qualche volta ai coraggiosi che sanno aspettarla intrepidi quando, sopraffatti da numero grande di assalitori, sarebbe pericolosissimo il ritirarsi davanti a loro di giorno; chè la ritirata volgerebbesi certamente in sconfitta, senza contare il gran numero di perdite che ne risulterebbe.


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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero
1874 pagine 356

   





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