«Oh bella!» disse Chiassi al curioso annunzio «questa è prova che merita d'essere tentata, e la voglio tentare da solo».
Egli fece quindi preparare una stanza per lui solo, e da cena, la stessa sera, e pregò i suoi ufficiali di alloggiarsi per quella notte nell'osteria del paese.
Cenò il nostro Chiassi con quella pacatezza e con quel sangue freddo che tutti gli abbiamo conosciuto, anche nei maggiori pericoli; fumò il sigaro e sdraiossi dopo sul letto per lui preparato. Non spogliossi totalmente, non per timore, ma per abitudine contratta in quei tempi grossi d'avvenimenti.
Toltisi però gli stivali dai piedi, ed assicuratosi al capezzale un revolwer e la sciabola, coricossi, e non tardò a prendere il sonno, stanco d'una giornata laboriosa.
Era circa la mezzanotte - ora che credo generalmente preferita dagli spiriti per eseguire le loro notturne peregrinazioni: - il colonnello russava, e credo in modo da essere inteso anche dagli spiriti che hanno l'udito fino.
Ad uno spirito armato di pugnale ed avvicinandosi a piedi scalzi ed adagio al dormente, futuro eroe di Bezzecca, non sarebbe forse stato difficile di troncargli la vita, e tale metodo sarebbe stato forse più gradito ai preti di quello adoperato per spaventare l'intemerato milite di tutte le battaglie italiane. Pare però, che i colpi arditi non fossero usati dagli spiriti del castello di Tora.
Il colonnello Chiassi, l'udito del quale era tanto fino quanto quello degli spiriti, udì in quell'ora un gran diavoleto di ululati, di rumori di catene - come quando i marinai a bordo delle navi si dispongono a dare fondo alle àncore - e tanti altri schiamazzi da assordare anche un campanaro.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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