Essa, abbrancossi al collo della sua Lina, per quanto lo comportava la ferita, e pianse dirottamente, senza poter articolare una sola parola.
La contessa Virginia era dunque sua madre: essa non era più un'orfana; - e ben glie lo diceva il cuore, quando, non ostante la persecuzione subíta, non aveva potuto a meno di nutrir affetto per essa. Ed in tutto il decorso del disagiato viaggio, quanto erasi aumentato l'amore reciproco, da non poter più esistere divise - ed ora!... probabilmente un avello riunirà gli avanzi di due preziose creature, nate alle delizie della vita, e condannate dalla lussuria pretina ad una morte prematura, umiliata e dolorosa.
L'aveva, finalmente, trovata la sua madre, povera orfana! E probabilmente come l'aveva sognata qualche volta: sì cara, sì bella, sì amante! Il suo cuore ben le diceva prima d'ora, che quell'interessante donna era più d'un'amica! La ritrovava sì, ma senza la consolazione di poter prodigare su quella bocca, che l'aveva beata bambina, cento baci di filiale amore! La ritrovava, ma, forse,... essa ritrovava un cadavere!
«Dio! conservatemi la madre mia!» Tale fervida preghiera essa innalzava in silenzio verso l'Infinito, mentre sentivasi bagnata dalle proprie e dalle lagrime della sua compagna, intenerita dalla situazione dell'amata sua Marzia.
Dopo un copioso sfogo di pianto delle due amiche, Marzia alzò la destra, che non era ferita, segnò verso Virginia e gridò con un ingenuo, infantile, affettuoso senso d'orgoglio: «Là vedi mia madre!»
Lina era stupefatta: non sapeva che decidere: ma indovinò qualche cosa.
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I Mille
di Giuseppe Garibaldi
Tipogr. Camilla e Bertolero 1874
pagine 356 |
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