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      Oh! sí di Dio,
      Sí! particella dell'Eterno sei,
      Anima del proscritto! E lo sarebbeL'anima del tiranno? Il sol risplende
      Pur sulle colpe del malvagio. O forseMeglio del cedro del potente il nano
      Arbusto cresce del tapino? Forse
      Č il Regio Ostello pių colpito e salvoLo sdrucito tugurio dal flagello
      Tempestoso di Bora? Allora un dubbioDalla materia sollevato, il santo
      Di Natura sorriso ed i superniDell'Eterno decreti e le speranze
      Rinnegherei. Ma no! Sulle superbeCervici del Libāno, il fulminante
      Tuono ha percosso, e gių nelle convalliSono i giganti capovolti. Il timo
      Sorge allor sulla vetta, irradīatoDagli amplessi di Febo e all'Infinita
      Mi prostro allor potenza e umíle adoro!
      Qui non passeggia l'impennato e rittoVariodipinto sgherro, all'imperante
      Vile stromento. Il menzogner Levita
      Come il suo cuor, nero vestito, il lezzoNon trasfonde nel puro aer, che avvolge
      Questa di quarzo irta scogliera, onustaNon di dovizie, indispensabil pasto
      All'indecente archimandrita e donnoDelle plebi infelici. Alli scoscesi
      Inseminati suoi dirupi ed ermiNon approda il polputo; i delicati
      Non consente calzari il fier macigno,
      Che copre la deserta, e l'aspro irsutoSpino, di seta le dorate giubbe
      Non consente, e la mensa all'appetitoDel Monsignor non č adeguata. E poi
      Ognun qui fugge l'impostor, la jenaD'Italia secolar maledizione.
      Qui, tranqüillo, il mio pensiero spaziaTra le vicende del passato, e posa
      Spesso su' campi insanguinati in ambiGli emisferi. Ove mai, tra le superbe
      Schiere dominatrici, fu macchiataQuesta mia destra allo schiavo sacrata?


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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