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      Degli oppressi la causa, ovunque, ardenteIo propugnai, e la genia scettrata
      Invan nei lacci mi ha sospinto, e l'animaImmacolata la final battaglia
      Sospira, ove decisa sia la sorteDell'Italia e di tutti, ove una volta
      Sulla liberticida Idra travoltaPiombi sicura scimitarra e il mondo
      Del pestifero suo morbo sia terso.
      CANTO IIIL CORSARO
     
      Cara memoria di compagni, a voiMi collega la mente e l'Atlantico
      Sorvola, e cerca invan su quelle spondeUna pietra, che segni ove cadeste
      Per l'altrui patria liberar, e Italia
      Salutaste cadendo. O mio Rossetti,(2)
      Fratello di sventura, all'Oceàno
      Quando fidammo, e libera bandieraPrimi sciogliemmo(3), di Marica(4) all'erta
      L'occhio correa sull'onde, e cento predeIn balía del corsaro(5) inosservato
      S'offrian ricche ed inermi, il vil metalloMeta non fu degna di noi, ma il santo
      Nome di Libertade; e sulla toldaDel legno Imperïal, allorché umile
      S'inginocchiò di Mauritania il figlioVita chiedendo, «Oh! solleva la fronte,
      «Infrante son le tue catene, il bacio
      «Ti accolga d'un fratello»(6). E dolce amplessoConfondeva il liberto e il generoso
      Guerrier della Liguria! Or tra le sabbieMoventi del Brasil posa la salma
      Inonorata dell'illustre, e appena
      È Italia conscia di tal figlio. Un giornoForse verrà, ove l'ingrata schiatta
      Che i governi presiede alla memoriaDel martirio de' prodi, a cui fu angusto
      Il mondo, accennerà. Non eran quelliItali campi di battaglia, è vero,
      Altri eran gli oppressor, altri gli oppressi,
      Altro il vessillo coll'oscuro emblemaIgneo-dorato del Vesuvio(7), e sempre


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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