Si combatte e si vince, e a non contareSe son molti i nemici. Il valoroso
Del deserto Centauro(27), ove si pugniPer la sua terra, per la donna sua,
Non conosce perigli; il suo destrieroLo nutre(28) e la foresta lo ripara
Dall'intemperie. Egli a padron non serveE libertà preferisce alla vita.
Oh! de' primi anni miei felice etadeDalla speranza sì abbellita, e scevra
D'ogni pensier, che di virtù non fosse!
Là del Camacuàn, sulle ridentiSponde(29) ed al limitare della selva(30)
Sorge un ostello, ove non aspettatoPuò capitare il vïator; le antiche
Dell'ospitalità leggi sacrateTrova, ed è accolto e festeggiato. Stanco
Può riposar le membra, o se la viaPercorrer vuol, ivi un corsiero è pronto(31).
Ivi le prime gesta, onde l'umileMio nome noto ai generosi venne
Ospiti miei, e del materno affettoRitrovai le delizie, il già canuto
Donno(32) era tal, che di leggende anticheGuerrier più prode, io non suppongo.
Non fu fortuna al coraggioso semprePropiziatrice; alla sua patria il dono
Di libertà fu differito e troppo!
E sulla faccia della terra sparsoDi traditori il seme(33); essi sovente
Di Moderati hanno l'assisa, e sempreOstentazione di virtude; il volto
Camaleonio mal nasconde il tetroDell'alma umor, e per sventura ovunque
Sono la feccia dell'Inferno, il tifoDivorator della famiglia umana(34).
O patria mia, come di donna amata,
Chi non risente il celestial tuo spiro
È ben malvagio, o ben codardo! EppureSorge una gente nel tuo seno, e figlia
Per tua vergogna, tüa, che l'improntaSopporta dello schiavo e se ne abbella.
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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Centauro Camacuàn Moderati Inferno
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