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      Non sua contrada padroneggia, i montiPer sempre avria varcato, e non dimessa
      Smorta saria la fronte de' suoi figli.
      Così nol volle il fato, e la Lombarda
      Terra che ti diè vita, e che di ferreaTempera avvolse la guerriera e pura
      Anima tüa, non dovea che l'ossaRaccoglier del più grande de' suoi prodi!(38)
      Oh!... sii propizio alla fatal coorteDe' proscritti, Oceàno! Essi al conquisto
      Non van del Vello(39), e sulla tolda unitiIl tuo seno solcando, alla natia
      Inneggian terra(40), e così bella e tantoSventurata! Al fragor de' tuoi marosi
      De' miei compagni la sonora e maschiaVoce s'immischia. Un giovinetto(41) all'arte
      D'Orfeo cresciuto, delle pugne il cantoDei men periti disciplina e tutto
      Modula, verso ed armonia. Il fieroDi vergin sembïante e la chiomata
      Fronte, alle belle di Colombia figlieEran di fiamme ; ma l'intemerata
      Alma all'Italia avea sacrata. E l'ossa?...
      Il mercenario le calpesta. Il nome?...
      Il dispotismo lo ripudia. E Italia?...
      Scorderà forse chi morì per essa!
      Dondola i fianchi maestosi, e solcaLeggera l'onda inargentata e azzurra,
      Bella «Speranza!»(42) Il tuo nocchier non contaPortar d'Italia la fortuna in seno
      De' suoi cantanti passeggier, ed essiBen venturosi, Libertà cercando,
      Troveranno una tomba. Il suol che copreDegli Orazi la polve, è degno ostello
      Ai generosi; ma più degno il cennoChe segneranno, precursor de' Mille
      Intemerati confratelli. ItaliaInsuperbir può di tal prole, il vecchio
      Volto, atteggiato alla mestizia, altieroRisollevar, e dal lezzoso immondo
      Letamaio sortire, ove tant'anni


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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