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      (46)
      Troppo preziosa è libertade e Dio
      Non a ciascuno la consente. Il preteInfesta ancor le tue contrade, e gare
      S'odono ancor tra le tue genti, ignareTutt'or del vero; ma se il calpestio
      S'ode d'estraneo corridor, tentandoL'inespugnati tuoi confini, un nembo
      Condensato di forti alla riscossaDel minacciato focolar, le ingorde
      Avranno tomba invaditrici turbe.
      Come di vampa vacillante, al fineDel vitale licor spegnesi, il forte
      Mortal involto del guerriero il lungoVïaggio avea spossato; isterilito
      L'avanzo nerboruto. Anzani l'auraAvea fiutato dell'Ibera terra,
      Ove tant'anni avea pugnato e vinto.
      Nobile schiera di proscritti, a cuiOve si atterrano i tiranni è patria,
      A voi ben noto è il prode a Contavecchia(47)
      Assalitor primiero, e Lusitania
      Lo salutò tra gl'Itali redentiDa una nuova Termopile.(48) Una lagrima
      Trasser dall'occhio del soldato invittoLe ricordanze glorïose. Un lieve
      Refrigerio trovammo al sofferenteSulla terra spagnuola e proseguimmo.
      CANTO VIINIZZA
     
      Fuggon le coste della Gallia al celereDella «Speranza»(49) scivolar. La spinge
      Ponente impetuoso, e le nevateCime, che un dì furon d'Italia ed ora...
      Son l'appannaggio d'un tiranno! Il biancoManto sporgon dall'onda e il più sublime
      Bello mostrano aspetto(50) al navigante!
      Chi vi vendette non vi vide, o sommiBaluardi d'Italia; ei di paludi
      Limo aveva nell'anima e i codardiAbitatori di pantani e vili,
      Che lo sorresser nella scellerataImpresa fedifràga, il puro etereo
      Aer, che spira dalle imbalsamateValli non respirarono. Il mercato
      Se no, compito non saria, ed io


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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna
1911 pagine 105

   





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