Che or capitana il Sire(59), e il simulacroDella ragion(60), che governar il Mondo
Dovria, incresce; ma si finge amarlo,
Ché diritto divin più nol consente.
Dello schiavo la prole, e le sorgentiGenerazioni della coscia il dritto(61)
Infame han calpestato, e della glebaColla sudata fronte il vil guadagno
Ma non servaggio li contenta. «E dunque,
«Statuto diamo a questi servi, alcuni
«Di lor chiamiam sotto la real mensa
«A roder l'ossa»! E non difettan maiAdoratori della pancia, o compri
Con fettuccie, la patria ed i congiuntiRinnegando! La frode e la menzogna
Così si aggiunge al dispotismo, il giogoCosì indorato Libertà si chiama.
Fugge impaurito il masnadier, lo incalzaMoltitudine fiera oltre il confine,
E la terra Lombarda e la Vinegia
Di Libertà respiran l'aura; il forteSiculo spazza la mendace turba
Degli oppressori, e da Marsala all'Alpi
Sgherro stranier più non alberga.
StanzaPerò della nostrana lüe il seme
Appestator; e tanto più il suo morbo
È micidial, quanto lo copre il veloDel Galant'uomo, e tal gramigna abbonda
In questa sciagurata Italia nostraIn tanta copia d'appestarne il Mondo.
«Ecco l'Armata! al cittadin non cape
«Di guerreggiar il dritto; il villanello
«Vada alla vanga e la canaglia al banco.
«Qui siamo noi! Di Filiberto il cuore
«Ereditammo, e dell'ancella il fiore
«Vogliam raccoglier noi, non mani lorde
«Di catrame o di fango, ed il carciofo
«A foglia, a foglia, papperem da noi
«Senza consorti, ché saria tutt'una,
«A voi non sarem grati... » Oh! lo sappiamoSire! e l'Italia noi serviam, non voi!
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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