De' pochi, sprezzatori di tiranni.
Istupidito è pure il mercenarioDel risoluto a fronte Italo stuolo.
Tale il Leon che si ritira, spintoDa numeroso di shakali(82) stormo,
Qualche volta si ferma, acciò nol credaTimor la ciurma di codardi, e indietro
Respinge la canaglia. ImbaldanzitiDal numero, gli sgherri il sacro nucleo,
Resto onorato delle patrie pugne,
Minaccian d'assalir. Ma le scosceseRupi dell'Appennin e l'imponente
Marziale aspetto de' miei fidi, il baldoFrenano ardor delle masnade, e salvi
Si giunge alfin sulla neutral contradaDi San Marino, unica terra allora
In Italia non serva, ed il gentileOspitale suo popolo accoglieva
Come fratelli, i reduci guerrieri.
Ma che! Rispetta de' neutrali i lariIl prepotente? E non son forse vane
Voci giustizia, leggi, e il decantatoDiritto delle genti? I numerosi
Battaglioni son legge, ed il capriccioD'un tiranno è giustizia; e così fia
Sinché lo schiavo all'impostor consentaLa fede sua, e sinché il ventre all'anima,
Se pur ne hanno una, venga ammesso primoDa' Moderati, e soddisfatti, e stolti.
Itali! Allor che per la nostra terraBrandir un ferro voi potrete ancora,
Non vi stancate! La fatal genìaChe vi conculca da tanti anni, il fio
Paghi de' suoi delitti, e sinché un soloStraniero o nostro infesti questo vostro
Terrestre paradiso, alla guainaNon affidate il brando. Il seme iniquo
Di chi ambisce l'altrui, come gramignaPropaga in questo suolo. Eppure stanchi
Io vi ho veduti tante volte al sacroAnfiteatro delle pugne, e il campo
Abbandonar alla mal'erba, quando
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Carme alla Morte
Poema autobiografico
di Giuseppe Garibaldi
Zanichelli Bologna 1911
pagine 105 |
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Italo Leon Appennin San Marino Italia Moderati
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